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2020 – FRANCESCA TULLI IN – EQUILIBRIO – HIDALGO ARTE – 11 dicembre 2020

“Mutanti” è il titolo della mostra ospitata all’interno della Kou Gallery di Roma, che dal 12 dicembre 2020 al 09 gennaio 2021 (data da prorogarsi) presenta alcune opere di Francesca Tulli.

A conclusione di un anno complesso, che ha posto distanze e barriere tra persone amiche e sconosciute, immobilizzando infine la vita e la fruizione dell’arte e della cultura in generale, questa mostra apre uno spiraglio al racconto di un’umanità sempre in bilico. Piccole sculture in bronzo che si innalzano su aste di supporto come germogli su un alto stelo, teste in terracotta dal cui interno si intravede un’anima luminosa, volti in ceramica che orbitano a parete su superfici bianche, infine disegni e dipinti che raccontano e accompagnano la genesi di questa piccola comunità di mutanti. Francesca Tulli, infatti, presenta qui figure in bilico tra la natura umana, vegetale e aliena, dai cui piedi germogliano foglie e dai cui volti fuoriescono luci attraverso fori praticati sull’epidermide, a rivelare una pienezza impalpabile e insolita per la cavità interna delle opere in terracotta.

In un gioco continuo con la gravità, le sculture in bronzo, personaggi dalla natura incerta, vivono appoggiate sui gomiti o affacciate nel vuoto dai loro esili piedistalli da cui sembrano quasi voler fuggire, scivolando via o guizzando in alto nel perpetuarsi di un equilibrio precario. Ma pur sempre di equilibrio si tratta, perno principale attorno a cui ruota la ricerca artistica di Francesca Tulli. Per quanto improbabile sia la posizione in cui la scultrice concepisce, realizza e infine installa le sue opere, ciò che persegue è la capacità di queste sculture di restare in equilibrio autonomamente dal fissaggio, caratteristica che consente loro di apparire leggere allo sguardo. Lo spettatore non si troverà dunque di fronte ad un’opera dalla natura impossibile e, quindi, estranea all’umano, ma si troverà di fronte il frutto di una ricerca che mira a portare al limite le leggi fisiche della scultura senza mai violarle.

Se queste creature impersonificano il principio della genesi unica tra la natura umana e vegetale, le teste in terracotta richiamano l’idea di esseri quasi alieni. I tratti somatici sono appena accennati, i colli allungati e le ciocche increspate di capelli a volte mostrano la forma delle dita che le ha plasmate. Come anche nelle sculture in bronzo, queste teste rendono evidente la ricerca di un dialogo continuo tra superfici levigate e mosse, che l’artista accosta con meticoloso lavoro.  È la luce l’elemento di dialogo ulteriore di queste opere, una luce che, posta nella cavità interiore della scultura, si intravede da piccoli fori praticati sulla superficie del volto o del collo. Una luce che può nascondersi alla vista dello spettatore attraverso lo spessore della terracotta, un elemento che dunque caratterizza senza dominare, ribalta il concetto di illuminazione della scultura senza snaturarlo. Ancora una volta una questione di equilibrio.

Guardando indietro all’opera pittorica dell’artista, che tanto ha dipinto prima di giungere alla sua produzione scultorea, si capisce bene il suo interesse per i punti di vista improbabili. Gli spazi interni, finanche quegli accenni di paesaggi esterni ripresi comunque da un interno, sono sempre rappresentati da punti di vista inusuali, ribaltati su diagonali che rendono la visione surreale e portano in primo piano elementi di arredo solitamente secondari. Tappeti e lampade, ad esempio, divengono protagonisti di grandi tele, che costruite tutte sulle geometrie diagonali rappresentano quei particolari di intimità domestica che solo chi vive i luoghi può ricordare.

La figura umana, quasi totalmente assente dalla produzione pittorica, diviene protagonista della scultura. Queste figure caratterizzate da corpi torniti, da volumi morbidi e pieni che riecheggiano la scuola dei grandi maestri della scultura italiana contemporanea sembrano quasi essere gli osservatori o gli abitanti di quei luoghi che l’artista aveva rappresentato nelle due dimensioni.

Luoghi e figure che nell’inusuale visione e movimento raccontano di un mondo che potrebbe essere.

Giulia del Papa – Hidalgo

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