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2008 – DIPINTI – FRANCESCA TULLI catalogo mostra – Galleria Maniero – Roma

I Dipinti di Francesca Tulli fissano in immagine oggetti e scene d’ interni dalle calde tonalita’.
Sedie , lampade e tappeti , sono raggruppati, ma non disposti in modo elegante e formale. Come una troupe di attori ogni elemento ostenta il proprio tratto caratteristico, in un misto di atteggiamenti borghesi e anarchici L’arredamento ben organizzato sembra però essere poco pratico.Allo stesso tempo le scene della Tulli sono intime e piacevoli, come viste al caldo bagliore della luce di un fuoco, come accoglienti visioni di domestica tranquillità.

Ma prima che l’immagine divenga troppo stucchevole, l’artista introduce un espediente pittorico per scardinare la semplicità dei suoi interni. La prospettiva viene inclinata in un’angolatura allarmante, e muta rapidamente per produrre un senso di vertigine. Ciò evoca i film di Alfred Hitchcock, in cui la tranquillità della classe media veniva sconvolta dall’irruzione inaspettata di malvagità, violenza e paura. I salotti della Tulli sono analizzati da insoliti punti di vista. Osservata dal basso, vicino al pavimento, una lampada si profila sinistra nel vuoto. Una visione da un angolo obliquo fa affiorare una latente vena di inquietudine, una sensazione di minaccia, come se qualcosa o qualcuno possa nascondersi dietro una sedia dall’alto schienale. Le ombre sono di un nero profondo. La solitudine è infranta, l’intimità è disturbata.
Una perfetta colonna sonora per le tele della Tulli potrebbe essere sicuramente la dissonante musica dei film di Hitchcock.
 Nei suoi grandi dipinti più recenti, l’artista ha concentrato la propria attenzione su immagini di libri, riviste e giornali aperti sulle lucide superfici di tavoli di legno. Non sono pubblicazioni esistenti. Di fatto sono collage concettuali di varie pagine scelte da lei, per essere composte una accanto all’altra nei suoi dipinti. Questi includono un affascinante volto da una rivista di moda, un paesaggio nuvoloso, l’illustrazione di un’esplosione cosmica, e una creatura degli abissi osservata sotto una lente d’ingrandimento. Sono visioni dall’alto e ricordano la visuale aerea dal finestrino di un aeroplano, dove la piatta campagna è sostituita dall’immagine di un ampio panorama. I riflessi e le pagine curvate sono distorsioni che contribuiscono alla voluta deformazione dell’immaginario di Francesca. “Le pagine sono come finestre su un altro mondo,” dice la Tulli. “Il paesaggio non è più reale, ma separato da noi da un ulteriore livello, in quanto rappresentazione di una rappresentazione. Lo stesso è per i volti fotografati su riviste, in quanto dipingo la riproduzione di una riproduzione. Non ci si domanda più se il viso che si vede è reale, poiché l’atto del dipingere annulla il processo fotografico. Dipingo per rappresentare un’immagine stampata, non e’l’oggetto rappresentato, ma la stessa fotografia. In questo modo piu’ livelli separano la visione dalla realtà.” Nei nuovi lavori, Doppio Occhio, Cielo e Spiraliforme, l’artista mostra dipinti di un occhio ingrandito che ci fissa dalla pagina. Cosi’ come il lettore è osservato, lo spettatore è messo sotto sorveglianza.

Questo gioco a nascondino, o al gatto e topo, contribuisce alla sensazione di inquietudine che proviene dai dipinti dove una rivista gettata casualmente da una parte, diventa invece un furtivo ma vigile guardiano. L’occhio estroflesso dal corpo richiama gli ingrandimenti in bianco e nero utilizzati nella moda per Vogue di Erwin Blumenfeld, Man Ray e Irving Penn, o la famosissima scena surreale di un occhio di donna reciso da un rasoio del capolavoro di Luis Bunuel Un chien andalou (1929).  Gli accenti da film noir sono ulteriormente esasperati dall’uso di una sintassi suggerita dalla narrazione cinematografica, fatta di giustapposizioni, sovrapposizione e montaggio.

Riquadri trasparenti di luce spesso compaiono sulle pagine dipinte. E’ come se l’artista guardasse la vita attraverso una lente d’ingrandimento. “Questo è un ulteriore filtro, un espediente per distanziare ulteriormente l’osservatore,” dice l’artista. “Allo stesso tempo il riquadro più tenue deve suggerire maggiore concentrazione, riducendo il campo visivo. Sebbene la mia pittura sia figurativa, rimane una realtà virtuale, un’illusione di realismo.” Nel suo studio di Roma, Francesca dipinge un mondo onirico di bellezza inquietante e di strano incanto suburbano. Attraverso l’utilizzo di particolari tecniche, il lavoro della Tulli diviene intrinsecamente monumentale, al di la’ delle sue reali dimensioni. “In ogni mio lavoro guardo strettamente agli aspetti di autonomia e struttura, sia nella bidimensionalita’della pittura che nella tridimensionalità della scultura. Non a caso un elemento importante della mia ricerca è il tema dell’equilibrio … sia nella struttura della rappresentazione pittorica di fotografie di volti da riviste di moda o di creature marine da pubblicazioni scientifiche, sia nella statica di piccoli idoli di bronzo con code acuminate e pungenti”.

Jonathan Turner 

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